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Storia e accessibilità: un ascensore al Colosseo

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Elena Colombetti & Maddalena Parotelli

Questo articolo è apparso per la prima volta su Elevatori Magazine n. 5/2023

Un impianto iconico, in uno dei simboli della Storia, quella con la ‘S’ maiuscola.

Il nuovo ascensore installato al Colosseo di Roma ha, come l’edificio in cui è posizionato, una grande storia, tutta da raccontare. Cinque anni di lavoro, vincoli architettonici importanti, la necessità di impattare nel miglior modo possibile su uno degli edifici più antichi e visitati al mondo, simbolo di Roma e dell’Italia
tutta.

Ce lo raccontano, a più voci, Marco Patrignani, Presidente dell’Orchestra Italiana del Cinema, committente dell’opera, e Franca Borzaga, Executive Board Member di Metal Working, l’azienda che si è occupata della progettazione e dell’istallazione dell’incastellatura metallica dell’impianto.

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Il nuovo ascensore installato al Colosseo.

Dottor Patrignani, può raccontarci la storia di questo impianto iconico?

Questo ascensore nasce da un sogno realizzato attraverso uno straordinario e irripetibile evento artistico e culturale. Un virtuoso modello di collaborazione tra un’importante istituzione e un’Orchestra sinfonica.
Questo meraviglioso gioiello di tecnologia prende infatti forma dalla sinergia tra l’Orchestra Italiana del Cinema (da me presieduta e che ho fondato nel 2009 all’interno degli storici studi di registrazione Forum, fondati dal Maestro Ennio Morricone), la cui mission è promuovere e valorizzare nel mondo la grande tradizione della musica da film italiana e internazionale e il Parco Archeologico del Colosseo, con la finalità di dare vita, all’interno del fornice XXVII del Colosseo, a un nuovo ascensore panoramico che permettesse a tutti i visitatori (anche a persone con disabilità, difficoltà motorie, donne incinte ecc.) di raggiungere il terzo livello dell’anfiteatro e godere appieno della bellezza del monumento più famoso al mondo.

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Marco Patrignani, Presidente dell’Orchestra Italiana del Cinema, committente dell’opera

Non avrei mai pensato, essendo un uomo che si occupa di musica e cinema, di seguire personalmente la realizzazione di un nuovo ascensore al Colosseo, dalla fase progettuale alla sua inaugurazione. Cinque lunghi anni per far sì che una poderosa struttura di ferro e cristallo potesse dare gioia a milioni di visitatori provenienti da tutto il mondo per garantire proprio a tutti, anche alle persone con difficoltà motorie o fisiche, di accedere ai piani più alti del monumento, godendo indubbiamente di una delle viste più belle del mondo.

Come è nata l’idea del progetto e qual è stato il ruolo dell’Orchestra Italiana del Cinema in esso?
L’idea è nata nel 2018, quando il Parco Archeologico del Colosseo ha approvato eccezionalmente la proiezione del film capolavoro ‘Il Gladiatore’ di Ridley Scott nell’arena dell’Anfiteatro Flavio con le celebri musiche di Hans Zimmer eseguite dal vivo, in perfetto sincrono con l’intero film, da 200 musicisti e coristi dell’Orchestra Italiana del Cinema, alla presenza del premio Oscar Russel Crowe. Si è trattato di un irripetibile evento di solidarietà che, grazie alla collaborazione con Rotary International, Organizzazione Mondiale della Sanità, Unicef e Fondazione Bill e Melinda Gates, ha permesso la raccolta di oltre 450.000 dollari per
la campagna ‘End Polio Now’ per l’eradicazione della Poliomielite dal mondo.
La rarissima approvazione di eventi all’interno del Colosseo prevede, oltre all’imprescindibile, oggettiva e concreta funzione di solidarietà, un importante impegno economico (sotto forma di sponsorizzazione) finalizzato a determinanti opere a favore del monumento, ecco così che è nato il mio impegno, come Presidente dell’Orchestra Italiana del Cinema, di realizzare un nuovo ascensore per il potenziamento dell’accessibilità del Colosseo.
L’importante accordo di sponsorizzazione prevedeva il pieno rispetto delle indicazioni del Parco Archeologico, che ha collaborato attivamente in tutte le fasi, rispettando la specificità del luogo, l’inserimento armonico nel monumento negli spazi indicati, la protezione delle murature storiche esistenti e la totale reversibilità dell’opera. Un mio sentito ringraziamento va, in particolare, alla Dottoressa Alfonsina Russo, Direttore del Parco Archeologico del Colosseo e al suo efficientissimo staff, senza i quali non si sarebbe potuto portare a termine questo straordinario progetto.

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Una immagine della serata (giugno 2018) in cui al Colosseo è stato proiettato il film ‘Il Gladiatore’,
con le musiche eseguite dal vivo dall’Orchestra Italiana del Cinema.

Un’opera che ha un forte senso artistico. Ce ne potrebbe parlare?
Decisamente un forte significato artistico, basta pensare che si tratta del primo ascensore nato letteralmente dalla musica! Quindi in qualche modo è un piccolo miracolo che suono, note, musicisti, strumenti e la loro potente energia creativa abbiano dato vita a questa poderosa struttura. È come se fosse stata costruita con la forza delle emozioni e dei sogni, che sembrano eterei e sono invece potentissimi. L’arte avvolge questo progetto: pensate che il video ufficiale che abbiamo realizzato è commentato da una colonna sonora originale realizzata dall’Orchestra Italiana del Cinema.
Anche l’approccio progettuale è stato necessariamente creativo. In primis per l’enorme responsabilità (e opportunità) di progettare un nuovo ascensore all’interno del Colosseo con la migliore soluzione estetica, tecnologica e strutturale, con il minimo impatto sulla struttura. In secondo luogo, per superare tutte le immaginabili difficoltà logistiche, burocratiche, tecniche, per non parlare di quelle legate alla pandemia che è arrivata proprio prima dell’avvio dei lavori, con le sue pesanti conseguenze in termini di tempi e costi di realizzazione. Ma ce l’abbiamo fatta, grazie alla collaborazione attiva di un grande team.

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Il nuovo ascensore installato al Colosseo.

Un ascensore che ha le fondamenta in una eredità culturale profonda…
La maggior parte delle persone del mondo conoscono il Colosseo, ma pochi, veramente pochi, hanno avuto l’opportunità di conoscerlo a fondo. Si tratta di un luogo non solo iconico, ma anche un unicum in termini storici. Per me è stato personalmente un onore servire (in qualche piccolo modo…) questa straordinaria e potente creatura. Una incredibile struttura costruita in soli 10 anni e che resiste da oltre 2000 anni. Come è stato possibile? Con un trucco. Gli ingegneri di Vespasiano hanno ripetuto all’infinito qualcosa che sapevano fare molto bene, e cioè l’arco.

Il Colosseo, tra l’altro, anche nell’antichità ospitava macchine montacarichi per il sollevamento delle belve nell’arena…
Proprio così. Il vecchio ascensore – montacarichi si trova ancora lì sul lato sinistro del piano dell’arena dove abbiamo eseguito il concerto e la cerimonia di inaugurazione. Ovviamente si tratta di una fedele ricostruzione dell’originale realizzata recentemente. Le dimensioni del macchinario corrispondono a quelle ricavate dalle tracce rimaste nelle murature in tufo nel sotterraneo del Colosseo. La gabbia misura 180 cm per 140, con un metro di altezza interna. L’ascensione, di circa 7 metri, era ottenuta con 15 giri di argano sospinto da 8 uomini che lavoravano su due piani (alti 1,60 metri ciascuno): 4 sotto e 4 sopra. Potevano essere sollevati fino a 300 chili di carico.
Non nascondo che, sin dall’inizio del progetto, ho pensato molto al rapporto con i vecchi impianti elevatori del Colosseo e la cosa bellissima è che la struttura del nuovo impianto da noi realizzato ricorda molto, nella sua essenzialità e linearità, le forme di questi vecchi montacarichi. Vedere per credere!

Dottoressa Borzaga, ci può descrivere dal punto di vista tecnico il vostro contributo a questo nuovo impianto?

La struttura di sostegno della cabina del nuovo ascensore è stata ideata e progettata secondo tre importanti criteri. Il primo è di carattere architettonico, l’intento è sempre stato quello di offrire ai passeggeri un’esperienza unica durante il trasporto in particolare verso i livelli superiori; infatti la cabina completamente libera permette una vista dell’interno del fornice XXVII e una vista d’arrivo unica al mondo.
Il secondo aspetto è il rispetto dei cinque pilastri del restauro, per creare un’opera completamente reversibile. Le due colonne portanti, alte circa 23 metri, sono state progettate per essere quasi completamente auto portanti. Esse, infatti, sono appoggiate lateralmente alle pareti del fornice XXVII e vincolate ai soli due sbarchi.
Il terzo aspetto è quello ingegneristico: la progettazione è stata eseguita seguendo i precedenti due criteri. Tutte le strutture sono state progettate e realizzate con profili a sezioni ridotte e assemblate in loco tramite componenti a giunzione bullonate, rendendo possibile l’inserimento della struttura nel pieno riguardo dei luoghi rimasti aperti al pubblico durante tutte le fasi di installazione.

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Franca Borzaga, Executive Board Member di Metal Working, l’azienda che si è occupata della progettazione e dell’istallazione dell’incastellatura metallica dell’impianto

Quanto tempo è servito per la progettazione, realizzazione e installazione di questo impianto, dalla progettazione alla messa in servizio? Quali le tecniche e i materiali utilizzati e le normative seguite?
La progettazione iniziava nel 2019 con i primi incontri con la Direzione tecnica e la Direzioni lavori, nonché la Direzione artistica.
È stato un percorso della durata di 3 anni partendo dalle prime fasi di studio, per passare alla fase di progettazione e costruzione delle strutture sino alla messa in opera dei manufatti.
La nostra azienda è qualificata nella progettazione e produzione di profili derivanti dalla presso piegatura a freddo della lamiera d’acciaio. Il know-how raggiunto ci ha permesso di portare questa nostra specialità nella realizzazione di questo importantissimo progetto. Desideriamo sottolineare che tale capacità è stata ultimamente confermata da un nostro recente progetto di ricerca e sviluppo condotto in collaborazione con l’Università degli Studi di Trento e il Politecnico di Milano. Porteremo questa esperienza al VFA Forum di Interlift 2023.

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Ci può raccontare qualche retroscena?
A un certo punto del percorso di studio della commessa, siamo stati vicini a essere estromessi dal progetto, dato l’arrivo di un importante player del mercato che si è offerto di eseguire completamente l’opera. Ma sia la dirigenza del Parco Archeologico del Colosseo, che Marco Patrignani (Presidente dell’Orchestra Italiana del Cinema, principale sponsor dell’opera) hanno visto e riconosciuto sin da subito la nostra professionalità, disponibilità e flessibilità d’esecuzione e hanno espressamente voluto tenerci come riferimento unico per le strutture metalliche. E così si è compiuto il più grande e importante progetto della nostra storia (ancora giovane, infatti a febbraio di quest’anno abbiamo festeggiato il nostro 15° anniversario).

Avete trovato delle difficoltà, in un contesto così speciale?
L’intervento in uno dei più importanti siti storici del mondo sfidava la consapevolezza di trovarci davanti a tanta imponenza. La gioia di lasciare un segno di noi al suo interno ci permetteva di superare ogni timore. Ma il team creatosi fra tutti gli attori è stato così importante e unito che ci ha permesso di affrontare il progetto con forza e passione. Potremmo dire che l’unico aspetto che potremmo, se vogliamo, definire difficile è quello di operare in un ambiente dove in alta stagione affluiscono circa 30.000 persone al giorno, aspetto che limitava tutto ciò che è legato alla logistica di cantiere, consegne dei materiali, ingressi, smistamenti, eccetera.

Per gestire commesse negli edifici storici, ci vogliono metodologie di lavoro precise, bisogna seguire regole stringenti. Come approcciate questo tipo di edifici?
In primis privilegiamo l’accessibilità. L’obiettivo è permettere a tutti, comprese le persone con difficoltà motorie, di raggiungere luoghi così memorabili. Non abbiamo tralasciato la componente emozionale, cioè la possibilità di donare un’esperienza unica a chi si trova nella cabina dell’ascensore. Dall’esperienza nel settore, dalla riconosciuta abilità nella progettazione e nella costruzione, dai nostri studi di ricerca nel campo risulta il riconoscimento che ci permette di affrontare tali sfide.

Come ha sottolineato, un impianto come questo è importantissimo anche dal punto di vista dell’accessibilità. Ci racconta il vostro approccio a questo tema?
L’accessibilità per noi è sempre stata importante. L’anno scorso abbiamo avuto una fruttuosa collaborazione con la Cooperativa Handicrea di Trento (www.handicrea.it). L’associazione Handicrea è uno sportello disabilità e supporta con competenza le persone nei quotidiani problemi di abbattimento delle barriere architettoniche. Un interessante esempio di temi su cui ragionare è il posizionamento dei Tableau degli ascensori, quasi sempre ad altezze che non considerano le difficoltà di tali persone. E ancora la presenza di informazioni con la descrizione di elevatori o dispositivi d’aiuto in tutti i siti storici di Trento, della Regione Trentino-Sud Tirolo e di altre Regioni del Nord Italia, per minimizzare le difficoltà d’accesso.
Per noi e il nostro Team è stata una crescita e un’esperienza di consapevolezza che spontaneamente durante la progettazione ci sprona a considerare tanti particolari, anche piccoli, ma indispensabili nel garantire l’accessibilità.

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