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Umberto Eco e l’ascensore: tributo a un grande

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“Ci ha mostrato non solo come comprendere la cultura, in generale, ma anche come creare nuova cultura. Questo era l’uomo. Non soltanto l’amava, ma traeva godimento da essa in ogni momento. Stare con Eco, era godere della vita”. Umberto Eco ci ha lasciati circa un anno fa, a metà febbraio 2016 e questa è la descrizione che ne ha fatto il suo amico George Lakoff, professore di linguistica cognitiva alla University of California di Berkeley.“Ci ha mostrato non solo come comprendere la cultura, in generale, ma anche come creare nuova cultura. Questo era l’uomo. Non soltanto l’amava, ma traeva godimento da essa in ogni momento. Stare con Eco, era godere della vita”. Umberto Eco ci ha lasciati circa due anni fa, a metà febbraio 2016 e questa è la descrizione che ne ha fatto il suo amico George Lakoff, professore di linguistica cognitiva alla University of California di Berkeley.Umberto Eco era molte cose differenti: semiologo, saggista, filosofo, critico letterario, professore universitario e autore. Ha scritto testi accademici, libri per bambini e molto altro. È stato definito in molti modi diversi: “l’uomo che sapeva tutto”; “autore ed esploratore”; “lo scrittore che ha cambiato la cultura italiana”; “lo studioso che ha portato la cultura italiana nel mondo”. Di lui si è detto anche che era “uno straordinario esempio di intellettuale europeo, in grado di unire una rara comprensione del passato con l’illimitata capacità di anticipare il futuro”.
Probabilmente, non tutti tra voi ricordano che ha anche parlato di ascensori. Lo ha fatto nel suo libro “Kant e l’ornitorinco”. In esso, Eco esplora in profondità questioni di semiotica, di scienza cognitiva e di filosofia. L’opera è stata descritta come “un viaggio nel mondo dei nostri sensi, raccontati da un maestro nel distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è”.Elevatori vuole dare un piccolo riconoscimento a questo gigante della cultura, pubblicando il paragrafo del libro (“Alcuni equivoci sui prototipi”) in cui si parla dell’ascensore.

Alcuni equivoci sui prototipi – Di Umberto Eco

I prototipi hanno goduto e godono ancora di vasta popolarità nella letteratura psicologica, ma la loro storia è abbastanza complessa, anche perché chi vi ha lavorato più diffusamente, Eleanor Rosch, ha cambiato successivamente idea sulla loro natura.
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La storia dei prototipi nasce da una serie di questioni, da Wittgenstein a Rosch, che riguardano le somiglianze di famiglia, la centralità (l’idea che alcuni membri di una categoria ne siano migliori esempi di altri), la gradienza nell’appartenenza (la gallina viene vista da molti come meno uccello del passero), l’economia linguistica (il fatto che il linguaggio usi parole più brevi e più memorizzabili per cose che appaiono come un tutto organico piuttosto che come un insieme o una classe di oggetti morfologicamente diversi). Ma questo, (…) testimonia che ci siano categorie di base le quali dipendono dalla percezione delle forme, dai nostri atti motori, dalla facilità di memorizzazione, che al loro livello i parlanti nominino le cose più rapidamente, che manifestino “an integrity of their own”, che siano “human-sized”1.
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Infatti Rosch chiarisce che il prototipo non è né il membro di una categoria né una precisa struttura mentale, quanto piuttosto il risultato di un esperimento che mira a raccogliere e quantificare giudizi sul grado di prototipicità. Che cosa significa grado di prototipicità? Si avrebbe una identificazione di prototipicità quando al membro di una categoria viene assegnato il maggior numero di attributi che esso ha in comune con gli altri membri della categoria.
Ora, i soggetti che hanno attribuito ai veicoli in genere le due sole proprietà di muoversi e trasportare persone, tendono a identificare un’automobile come il prototipo del veicolo (con circa 25 tratti caratteristici) e a porre a livelli inferiori la bicicletta o la barca, classificando agli ultimi posti l’aerostato e all’ultimo l’ascensore. L’ascensore si vede attribuite solo due proprietà (di muoversi e di trasportar persone). Se fosse così, dovrebbe essere proprio l’ascensore a rappresentare il prototipo dei Veicoli, visto che presenta proprio le proprietà comuni a qualsiasi veicolo e che quindi permetterebbe di ascrivere ai veicoli anche le specie e le occorrenze più diverse. In qualsiasi ordinamento categoriale, il genere superordinato deve avere meno tratti della specie subordinata, e la specie meno delle occorrenze individuali che permette di riconoscere.

Di Fabio Liberali

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