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La nuova prassi per l’abbattimento delle barriere architettoniche

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“La qualità della vita urbana è un intreccio tra qualità dell’ambiente, degli spazi architettonici, delle condizioni economiche, di benessere e di coesione sociale. Una città con una buona qualità di vita è una città in cui tutti possono sviluppare le proprie potenzialità e condurre una vita serena e soddisfatta. La qualità di vita di una città dipende inoltre dalla possibilità che hanno i cittadini di poter usare le risorse e i servizi disponibili, mantenendo le relazioni che loro ritengono fondamentali per la propria vita sociale. L’accessibilità deve elevare il comfort dello spazio urbano, eliminando tutti gli ostacoli che discriminano, a favore di un’uguaglianza di opportunità”.

Questa è la premessa da cui parte la “Prassi di riferimento UNI/PdR 24:2016 – Abbattimento barriere architettoniche – Linee guida per la riprogettazione del costruito in ottica universal design”.

Lo Universal Design si basa su sette principi:

  • Equità d’uso
  • Flessibilità dell’uso
  • Uso semplice e intuitivo
  • Percettibilità dell’informazione
  • Tolleranza dell’errore
  • Contenimento dello sforzo fisico
  • Misure e spazi per l’avvicinamento e l’uso

Il documento, presentato lo scorso 2 febbraio a Roma, è nato dalla collaborazione tra FIABA Onlus (Fondo Italiano Abbattimento Barriere Architettoniche), Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati (CNGeGL) e UNI, l’Ente Nazionale Italiano di Unificazione. Alla conferenza stampa, in rappresentanza dei promotori erano presenti Giuseppe Trieste, Piero Torretta e Maurizio Savoncelli, rispettivamente presidenti di FIABA, UNI e CNGeGL. Tra le autorità hanno preso la parola Ilaria Borletti Buitoni (sottosegretario Ministero dei Beni culturali, Attività culturali e Turismo), Cosimo Ferri (sottosegretario Ministero della Giustizia), Riccardo Nencini (viceministro Infrastrutture e Trasporti), Paola Iandolo (dirigente Ministero Istruzione e Ricerca) e Alessandro Cattaneo (presidente Fondazione Patrimonio Comune ANCI).

LA PRASSI DI RIFERIMENTO
La “Prassi di riferimento UNI/PdR 24:2016” è un documento guida e non è una norma3. Il suo scopo è quello di fornire una serie di indicazioni tecniche per la riprogettazione dell’ambiente costruito, reinterpretato secondo i principi dello “universal design”. Illustra un approccio metodologico, fondato sul concetto di accessibilità per tutti:

  • analisi del contesto (incluse le modalità di fruizione dell’ambiente);
    metodica per il rilevamento delle criticità (compresi i criteri per l’individuazione delle barriere architettoniche e sensoriali);
  • analisi delle scelte progettuali (definizione dei budget per l’abbattimento delle barriere architettoniche).

La nuova “Prassi” descrive alcune possibili soluzioni tecniche per risolvere quelle criticità che si riscontrano con maggior frequenza negli interventi di abbattimento delle barriere architettoniche, identificando gli strumenti legislativi, di normazione tecnica volontaria e/o di buone pratiche messe in atto.
Il documento è applicabile a tutti i contesti, come per esempio gli spazi urbani (percorsi o aree pedonali, piazze, aree verdi e viabilità, ecc.), edifici pubblici e scolastici, strutture per il tempo libero (impianti per sport, cultura e spettacolo; strutture recettive, edifici di culto e di interesse culturale, ecc.).

I principi guida
Il suo primo principio guida è che “non esistono gruppi di persone con caratteristiche da catalogare, ma esiste la persona” con tutte le sue qualità e peculiarità. La disabilità non è il problema di una minoranza, né l’unico ostacolo che una persona incontra nel corso della propria vita. L’accessibilità è multivocazionale e produce l’innalzamento della qualità della vita per ciascun individuo, a tutte le età, con disabilità di lunga durata o temporanee, visibili o nascoste, ad amici e familiari di persone con disabilità.
La “Prassi” promuove il concetto di “qualità totale” per arrivare a una visione globale e inclusiva dell’accessibilità e della fruizione dell’ambiente costruito. Per fare questo, la riprogettazione dello spazio architettonico deve partire dall’indagine funzionale e antropologica di come tale spazio viene vissuto e percepito, per poi approfondire i problemi di superamento delle barriere fisiche, sensoriali e psicologiche.
Non è più sufficiente applicare le singole normative, ma occorre analizzare l’ambiente nella sua globalità, con un approccio olistico. Non è più il tempo dei compartimenti stagni e della moltiplicazione dei costi, senza raggiungere il beneficio desiderato.
Tale approccio è applicabile a ogni contesto e si concentra sul superamento delle barriere architettoniche:
nei luoghi di interesse culturale;

  • parchi e nelle aree verdi;
  • negli edifici scolastici;
  • nei percorsi urbani.

Per far questo, la “Prassi” identifica quattro specifiche fasi:

  • indagine preliminare (necessità di abbattimento delle barriere architettoniche);
  • metodologia per rilevazione delle criticità (sopralluogo, rilievo fotografico, rilievo planimetrico e altimetrico, identificazione delle possibili soluzioni);
  • analisi delle scelte progettuali;
  • identificazione delle soluzioni tecniche, applicabili alle casistiche di maggior ricorrenza (es. servizi igienici, dislivelli, progettazione multisensoriale, ecc.).

Infine, dal punto di vista normativo, la “Prassi” fa riferimento ad alcune disposizioni nazionali4, all’European Concept for Accessibility (Technical Assistance Manual, EuCAN, 2003) e ad alcuni standard ben noti nel nostro settore: UNI EN 81-40 (Servoscala e piattaforme elevatrici), alla UNI EN 81-41 (Piattaforme elevatrici) e alla UNI EN 81-70 (Accessibilità agli ascensori).

Persone con mobilità ridotta
Per “persone con mobilità ridotta” si intendono:

  • a) su sedia a rotelle (persone che utilizzano una sedia a rotelle per muoversi a causa di malattia o disabilità);
  • b) con problemi agli arti;
  • c) con difficoltà di deambulazione;
  • d) con bambini;
  • e) con bagagli pesanti o ingombranti;
  • f) persone anziane;
  • g) donne in gravidanza;
  • h) persone con disabilità visive;
  • i) non vedenti;
  • j) con problemi uditivi;
  • k) non udenti;
  • l) con problemi di comunicazione (persone che hanno difficoltà a comunicare o a comprendere il linguaggio scritto o parlato, compresi gli stranieri che non conoscono la lingua locale, le persone con difficoltà di comunicazione, le persone con difficoltà sensoriali, psicologiche e intellettive);
  • m) di bassa statura (compresi i bambini);
  • n) di alta statura;
  • o) obese.

Barriere architettoniche
Per “barriera architettonica” si intendono:

  • a) gli ostacoli fisici che sono fonte di disagio per la mobilità di chiunque e in particolare di coloro che, per qualsiasi causa, hanno una capacità motoria ridotta o impedita in forma permanente o temporanea;
  • b) gli ostacoli che limitano o impediscono a chiunque la comoda e sicura utilizzazione di parti, attrezzature o componenti;
  • c) la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l’orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque e in particolare per i non vedenti, per gli ipovedenti e per i sordi.

Esempi di barriere architettoniche nel costruito

DISLIVELLI VERTICALI
Nel capitolo dedicato alle soluzioni tecniche, la “Prassi” individua nei dislivelli il problema principale, in fase di riprogettazione universalmente accessibile per le persone con mobilità ridotta. “La normativa vigente prevede la possibilità di realizzare discontinuità altimetriche tra i 2,00 cm e 2,50 cm, tuttavia tale dislivello è in alcuni casi non praticabile ed è opportuno prevedere percorsi completamente piani. Per quanto riguarda i dislivelli, al fine di risolvere questa criticità, la normativa cogente mette a disposizione dei progettisti quattro possibili soluzioni: rampe, ascensori, piattaforme elevatrici e servoscala”. Il documento ricorda che per quanto concerne gli ascensori, le piattaforme elevatrici e i servoscala, esiste una legislazione nazionale che specifica l’obbligo della manutenzione (DPR 162/1999 etc.). Oltre alle già citate UNI EN 81-40, UNI EN 81-41 ed UNI EN 81-70, le norme direttamente citate nel testo sono: la Direttiva Ascensori (2014/33/UE), la Direttiva Macchine (2006/42/CE) e il DM 236/89 sull’eliminazione delle barriere architettoniche.Tuttavia, la “Prassi” sostiene che sia “utile aggiungere alle prescrizioni normative alcuni consigli ricavati dall’esperienza delle persone che ne fruiscono (…) per fornire indicazioni e suggerimenti utili alla valutazione per la riprogettazione, in ottica universal design, dei dislivelli e delle rampe, evidenziando gli errori più comuni”.
Qui di seguito la descrizione fatta nel documento e le relative valutazioni, che riportiamo testualmente.

Ascensori
L’ascensore rappresenta la soluzione per antonomasia rivolta a tutti. La sua istallazione risulta essere utile per chiunque e il suo utilizzo è aperto a ogni persona che lo desideri. Le necessità spaziali d’installazione non favoriscono la sua diffusione, soprattutto in contesti con aree disponibili contenute. Per quanto riguarda le caratteristiche dimensionali e tecniche, è opportuno far riferimento alla UNI EN 81-70, per quanto applicabile.

Piattaforme elevatrici
Le piattaforme elevatrici possono essere utili apparecchiature in progetti di adeguamento in strutture esistenti, dove non fosse possibile adottare ascensori o rampe per oggettiva impossibilità tecnica, come insufficienza di spazi o vincoli estetici-architettonici. Per quanto riguarda le caratteristiche dimensionali e tecniche, è opportuno far riferimento alla UNI EN 81-41. La bassa velocità di queste apparecchiature ne rende meno efficace l’impiego per dislivelli considerevoli. Casi in cui questo sistema può risultare estremamente conveniente sono i dislivelli all’interno degli androni di vecchi edifici o all’ingresso di edifici storici.

Servoscala o montascale
I servoscala o montascale sono indicati per risolvere l’inaccessibilità di singoli utenti. Per la particolarità del prodotto necessitano di un’accurata manutenzione. Per quanto riguarda le caratteristiche dimensionali e tecniche, è opportuno far riferimento alla UNI EN 81-40. Ove non possibile applicare soluzioni alternative, l’installazione del servoscala o montascale è da considerarsi una soluzione solo per alcune categorie di persone a mobilità ridotta, escludendo soggetti che presentano altre tipologie di difficoltà motorie come famiglie con passeggini o viaggiatori con bagagli. Per questo installare un servoscala o montascale per risolvere l’inaccessibilità causata da un dislivello non rappresenta una soluzione ottimale in ottica universal design, a causa dei limiti di legge attualmente vigenti che non permettono l’autonomia della fruizione, ma può rivelarsi una soluzione in assenza di alternative.

Progettazione multisensoriale
“Adeguare il costruito alle esigenze di tutti i possibili fruitori significa tener conto delle persone con disabilità motorie ma anche sensoriali”. È innegabile infatti che le disabilità sensoriali (cecità, ipovisione e sordità) rappresentino un tema importante anche applicate alla fruizione dei mezzi di trasporto verticale. Si pensi per esempio alle bottoniere di piano e di cabina. In generale e nello specifico tuttavia, la “Prassi” rileva che “la progettazione multisensoriale si nutre costantemente di nuove tecnologie informatiche e di nuovi materiali per aumentarne l’efficacia”.

CONCLUSIONE
La conclusione sta tutta nelle parole di Giuseppe Trieste: “La Prassi di Riferimento UNI ha il grande pregio di vedere l’accessibilità in funzione della diversità umana. Ogni essere umano, piccolo, grande o anziano che sia, necessita di godere delle stesse possibilità. Questa Prassi – ha sottolineato – porterà i progettisti a pensare che l’accessibilità è un diritto, sia quando realizzano una nuova struttura che quando la ristrutturano. L’ingresso principale è un diritto di tutti!”.

Fabio Liberali

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