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Il controllo delle funi metalliche di sospensione

 In Tecnica

Di Nicola ImbimboLeggi la biografia dell’autore
Articolo apparso per la prima volta su Elevatori, n. 6/2005

SOMMARIO

Scopo del presente testo è cercare di fornire i criteri ed i riferimenti di base per la verifica delle funi metalliche per ascensori, dedicando particolare attenzione ai segnali che la fune fornisce in opera. La fune metallica è un elemento “amichevole” dal punto di vista della rilevazione del danneggiamento: sono molti i fenomeni che evidenziano il progredire del danneggiamento con ampi margini di rilevazione prima di giungere a situazioni pericolose.

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Molto spesso si attribuiscono alle sole funi metalliche le cause di fenomeni di scorrimento in opera, quando invece le reali cause risiedono, e vanno ricercate, negli elementi al contorno: angoli di deviazione, giro fune, pulegge usurate, differente tensionamento delle varie funi, etc…

1 – INTRODUZIONE

La fune metallica viene spesso identificata come un elemento “oscuro” del quale si ha una certa remora a emettere un giudizio sullo stato di conservazione: non sono rare le situazioni nelle quali nei verbali di verifica periodica degli impianti ascensore compaiono frasi del tipo “Tenere sotto controllo le funi di sospensione”. Scopo di tale documento è quello di cercare di identificare i criteri di base di una verifica periodica delle funi metalliche, fondata su valutazioni oggettive, per tenere sotto controllo le funi di sospensione.

Gli argomenti connessi alle funi metalliche sono talmente complessi ed articolati che tale documento non pretende di essere esaustivo, ma unicamente di identificare alcune linee guida.

2 – LA VERIFICA DELLE FUNI METALLICHE PER ASCENSORI

Il metodo di verifica delle funi metalliche in esercizio sugli ascensori, si basa fondamentalmente sull’analisi di una serie di elementi che consentano di valutarne lo stato di conservazione:

• misurazione del diametro effettivo della fune
• valutazione del numero di fili rotti
• stato di ossidazione
• distorsioni/deformazioni permanenti del corpo della fune
• sollevamento dei trefoli
• valutazione dello stato di usura superficiale
• misurazione del passo della fune.

Molta attenzione va anche posta agli elementi sui quali si va ad avvolgere la fune medesima, di conseguenza si deve esaminare anche lo stato di conservazione delle gole delle pulegge, con particolare riguardo alle pulegge di frizione.

Tutta questa serie di elementi consente di esprimere un giudizio sullo stato complessivo di conservazione e di usura della fune.

Non è sufficiente limitarsi all’analisi di uno soltanto di essi, ma tutti devono essere presi in considerazione: non basta rilevare il numero di fili rotti disinteressandosi ad esempio del diametro effettivo della fune. Il D.P.R. 1497/63 è il riferimento nazionale, ancora valido, che fornisce il criterio di sostituzione delle funi portanti/traenti. Il DM 587/87 , il DPR 268/94 ed il DPR 162/99 sono recepimenti di Direttive Comunitarie che non si interessano dei problemi di usura delle funi, in quanto sono indirizzati solo ai nuovi impianti. La verifica dello stato di conservazione delle funi metalliche è un dovere del manutentore così come stabilito dal DPR 162/99 art. 15.3b; inoltre il soggetto incaricato dal proprietario dell’ascensore della Verifica Periodica dell’impianto (verifica che si deve effettuare ogni due anni) deve effettuare il medesimo tipo di controllo sullo stato di conservazione delle funi metalliche (DPR 162/99 art.13).

Si riportano di seguito alcuni criteri di verifica, citando il riferimento della legislazione dalla quale sono tratti.

3 – CRITERI DI VERIFICA DELLE FUNI METALLICHE PER ASCENSORI

Per comprendere quali siano i criteri di base di tali verifiche bisogna partire da lontano, e più precisamente esaminando i requisiti legislativi:

Art. 20 del D.Lgs. 31 Agosto 1945 n. 600:

“Il ricambio delle funi deve essere effettuato dal proprietario dell’ascensore o del montacarichi non appena se ne presenti la necessità. In caso di contestazione circa questa necessità è stabilito che le funi devono essere senz’altro tolte d’opera quando il coefficiente di sicurezza risulti inferiore ai quattro quinti (4/5) di quello preso inizialmente a base del calcolo.

La verifica del coefficiente di sicurezza residuo deve essere eseguita assumendo per carico di rottura della fune quello iniziale diminuito del carico di rottura corrispondente al doppio della somma delle sezioni dei fili rotti, risultanti dall’esame esterno della fune, compresi in una lunghezza di fune non superiore a quattro passi dell’elica del filo nel trefolo”.

Art.39 del D.P.R. 1497/63:

“Le funi portanti che mostrano degradazione o logoramento evidenti, o numero eccessivo di fili rotti, devono essere sostituite. Nel caso di incertezze sulla necessità di sostituire le funi portanti, queste devono essere sostituite quando nel tratto più deteriorato, in una lunghezza uguale a 10 diametri della fune per funi con 6 trefoli e ad 8 diametri della fune per funi ad 8 trefoli, i fili rotti visibili abbiano una sezione complessiva maggiore del 10% della sezione metallica totale della fune”.

Da quanto precedentemente riportato, ne risulterebbe un processo di verifica alquanto complesso: il verificatore dovrebbe acquisire tutta una serie di dati tecnici sulla fune metallica, fare calcoli e valutazioni per giungere a calcolare la percentuale di sezione metallica mancante. In realtà sono state elaborate norme tecniche successive che rendono la valutazione decisamente più semplice per ciò che riguarda il numero massimo di fili rotti ammissibile (ISO 4344:2004 Steel Wire Ropes for Lifts – Minimum Requirements. Annex E “Discard Criteria for Lift Ropes). Si tenga anche presente che la semplice ricerca del numero di fili ritti non è sufficiente per poter emettere un giudizio dello stato di conservazione della fune: tenuto conto degli elevati rapporti fune/puleggia (1:40), i fili rotti si presenteranno molto raramente, mentre bisognerà andare a ricercare piuttosto altri segnali di degradazione, quali ad esempio la corrosione, l’usura, l’allungamento del passo di cordatura, etc…

Questo testo è un estratto dell’articolo apparso su Elevatori, n. 6/2005.

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