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Scale e marciapiedi mobili

 In Tecnica

Al pari degli ascensori, anche le scale e i tappeti mobili sono una parte consolidata dello scenario urbano. Mezzi di trasporto al servizio della mobilità di persone che si muovono in città, dentro e fuori gli edifici. Elevatori si è occupata varie volte dell’argomento. Ci si potrebbe domandare che cosa ci sia ancora da dire. Ma il tema purtroppo esiste ed è un sempreverde: la sicurezza. Invariati restano infatti numero e tipologia degli infortuni in Europa e in Italia. Gli incidenti che più frequentemente occorrono sono i seguenti, così come identificati da Giovanni Varisco:

  • a) caduta all’esterno perché seduti o sdraiati sul corrimano;
  • b) caduta utilizzando la scala nel senso opposto di marcia;
  • c) caduta di un bambino appoggiato sul corrimano dai genitori che ne perdono momentaneamente il controllo;
  • d) urto contro parti dell’edificio di bambini tenuti sulle spalle da genitori;
  • e) infortuni causati dall’impigliarsi di abiti svolazzanti, dall’uso di calzature non adatte, o da transito e trasporto di oggetti non idonei al trasporto sulle scale/marciapiedi mobili (es. carrozzine per bambini, trolley ingombranti, carrelli della spesa, ecc.).

Cose purtroppo note e che gli utenti dovrebbero saper evitare. Ma allora: che cosa potrebbe impedire l’infortunio? Condividiamo alcune valutazioni, strutturando l’esposizione in temi connessi tra loro:

  • 1. incidenti agli utenti;
  • 2. norme europee e italiane;
  • 3. incidenti ai tecnici che operano sulle scale mobili;
  • 4. valutazioni e considerazioni su alcuni particolari aspetti d’uso;
  • 5. formazione e informazione per i tecnici.

INCIDENTI AGLI UTENTI

Cerchiamo ora di capire perché, in termini relativi, gli incidenti sulle scale mobili siano assai più numerosi di quelli legati all’uso dell’ascensore. Un rapporto di quasi 1 a 100, stimato sulla base di dati forniti da associazioni di industrie operanti nel settore e da assicurazioni, oltre che sulla base della seguente estrapolazione. In Italia operano quasi un milione di ascensori contro circa 10.000 scale mobili e il numero di infortuni di cui si ha informazione è quasi uguale (sto facendo stime).La scala mobile attira e invita all’uso. È sempre disponibile e se si ferma, non si corre il rischio di rimanere intrappolati. All’idea invece di rimanere intrappolati in un ascensore, scatta la paura del soffocamento e il disagio di attendere soccorso. Tutti – o quasi – quindi scelgono le scale mobili, sottovalutando che sono in un contesto di rischio legato a parti mobili accessibili. Ben poco purtroppo possono fare le norme europee di progettazione per contrastare comportamenti non corretti da parte dell’utenza. Riprendendo la lista degli infortuni si può pensare che tutto sia stato detto. In realtà nuovi recenti incidenti registrati in Cina, di cui uno mortale, ci impongono una ulteriore riflessione. L’incidente in questo caso è legato a una non-conformità della macchina e/o cattiva manutenzione. Una madre col bambino è caduta in una fossa della scala a causa del cedimento della relativa piattaforma (forse deformata o non ben fissata). La madre ha salvato il bambino ma è stata uccisa dal movimento della catena dei gradini e dai gradini stessi. Questo episodio raccapricciante invita ad alcune considerazioni sulla qualità del materiale e l’eventuale imperizia nella manutenzione. La normativa europea oggi, facendo riferimento alla eventualità del suddetto incidente, prevede un carter di protezione nella fossa per evitare il contatto con il moto dei gradini e il blocco per l’apertura della piattaforma. Anche altri eventi possono diventare uno spunto di approfondimento. Ad esempio, tempo fa un esperto segnalava che soprattutto nei centri commerciali la pulizia avviene velocemente con pesanti macchine che inevitabilmente pesano sulla piattaforma della scala, sollecitandola dal punto di vista sia dello sforzo che della deformazione. Nell’ottica di evitare incidenti all’utenza, interessante è quanto definito da alcuni enti di trasporto di città canadesi che hanno espressamente vietato la pratica della salita a piedi della scala in movimento per sorpassare gli altri utenti fermi con la mano sul corrimano. Questo perché, in caso di blocco della scala, l’utente che sale si trova a essere su un piede solo, con una velocità assoluta somma di quella della scala e del suo moto muscolare (spesso non molto inferiore a quella della scala). Infine, riferiamo di alcune soluzioni pratiche. In una stazione della metropolitana di Londra, luogo di numerosi incidenti su scale mobili, i gestori del servizio – frustrati per la mancata applicazione delle indicazioni riportate dai cartelli – hanno deciso di passare ad avvisi audio che elencano le principali prescrizioni. Nei Paesi del Nord Europa, invece, in alcuni centri commerciali, è stato deciso di installare reti di protezione sotto le scale mobili per attutire gli effetti di una sciagurata caduta. Sul sito web www.ela-aisbl.org è possibile scaricare gratuitamente il documento “Escalator and moving walk safety” di ELA (European lift association), nel quale, grazie a vignette intuitive, vengono illustrati i principali rischi per le scale mobili e suggeriti gli interventi di aggiornamento dei livelli di sicurezza.

NORMATIVE NORMATIVE EUROPEE E ITALIANE

Come è noto, la scala mobile ricade sotto la Direttiva Macchine; resta però l’unica macchina gestita non da un addetto ai lavori ma da un utente ignaro del concetto rischio legato per esempio all’accesso di parti in movimento. La famiglia delle norme tecniche a essa connessa (EN 115) si allarga sempre più e si focalizza su ogni aspetto di sicurezza (utente e tecnico). Esse sono per quanto concerne il contesto europeo:

  • EN 115-1 Progettazione di nuove scale mobili;
  • EN 115-2 Linee guida per una modernizzazione delle scale esistenti agli effetti della sicurezza;
  • EN 115-3 Confronto tra le diverse edizioni uscite di EN 115-1;
  • EN 115-4 Quesiti interpretativi riguardo le suddette norme.

Anche in questo caso l’attenzione non è mai troppa. Proprio nella bozza della prossime EN 115-1 si dà possibilità a una singola scala di operare in entrambe le direzioni secondo una scelta in tempo reale dell’utente, nell’istante in cui attiva il contatto di pedana. L’opinione di chi scrive è che si vada nella direzione di un degrado dell’offerta di servizio, ovvero, la disponibilità continua del servizio. Ad esempio, una persona anziana che deve salire di fronte a una scala che opera in discesa deve aspettare fino all’ultimo utente (magari un baldo giovane) per poter invertire il moto. Infine, nella Commissione Ascensori di UNI è stato creato il Gruppo di lavoro (GL13) specifico per le scale mobili, che stilerà una linea guida (in similitudine con UNI 10411 per gli ascensori) per definire i vari criteri di intervento quando su una scala mobile vengono eseguiti interventi (per es. anche semplici sostituzioni non legate a miglioramento sicurezza). I lavori procedono spediti e il documento potrebbe essere approntato per il 2016.

INCIDENTI AI LAVORATORI

Nell’attività di manutenzione, elementi centrali per la sicurezza dell’operatore sono il controllo dell’energia elettrica e quello dell’energia meccanica nel senso più ampio della parola (si pensi al lavoro in fossa per sostituire i gradini o loro componenti), in analogia a quanto raccomandato per gli ascensori.Per il controllo di una scala oggi è obbligatoria una bottoniera di ispezione innestabile all’interno della fossa a un attacco che permette di prendere in esclusiva il controllo della scala escludendo ogni altra interferenza. Come avviene per la bottoniera di ispezione dell’ascensore, anche qui, la buona norma di comportamento presuppone la verifica dei vari comandi (ad esempio stop o effettiva esclusione di ogni altro input esterno, salita e discesa. In questo caso deve però essere ulteriormente completata con l’effettiva frenata della scala a seguito di azionamento dello stop. Una frenata troppo lunga metterebbe in pericolo l’incolumità del tecnico anche in caso di azionamento dello stop). Infine, un’altra casistica – che se sottovalutata porta a tragici incidenti – si riferisce allo smontaggio dei gradini. Infatti quando si smonta un certo numero di gradini, la scala si comporta come una catena sbilanciata, che se non trattenuta (con cinghie o catene) può mettersi in moto in maniera inaspettata con conseguenze gravi per chi sta operando. Senza dimenticare i frequenti infortuni di chi viene preso dalla tentazione di camminare sugli assi (purtroppo scivolosi) che collegano le due catene di gradini.

CONSIDERAZIONI SU ALCUNI PARTICOLARI ASPETTI D’USO

La scala attualmente non è usabile come via di fuga in caso di emergenza (si ricorda l’altezza del gradino ben superiore a quello di una normale scala e i taglienti bordi metallici). Per alcuni contesti (ad esempio la metropolitana) si sta discutendo a livello di regolamento ministeriale la possibilità di usare la scala mobile anche per detto scopo. Ciò potrebbe essere foriero di rischi ben maggiori di quelli che si vorrebbero ridurre con tale scelta. A tale proposito, nel corso del VFA Forum (Interlift, ottobre 2015), l’ingegner Giovanni Pappalardo (ANACAM – Associazione Nazionale Imprese Costruzione Manutenzione Ascensori) ha presentato un’interessante relazione (FEMS – Fire elevator, escalator, and travelator management system in an airport). La sua memoria ha illustrato il caso della progettazione di un sistema antincendio, con relativa gestione di ascensori e scale mobili per l’aeroporto di Fiumicino (Roma, Italia). A seguito di domande poste da chi scrive e l’intervento successivo di un responsabile della metropolitana di Amsterdam si è innestato un interessante dibattito. La posizione dell’autore e del relatore, su cui il tecnico olandese dissentiva, era la seguente.

  • Se la scala porta passeggeri verso una zona in cui scatta un allarme antincendio, una procedura corretta potrebbe essere:
  • avviso sonoro che la scala sta per fermarsi in quanto nella destinazione è scattato un allarme antincendio;
  • invito a tenersi al corrimano;
  • fermata molto dolce della scala;
  • successiva inversione di marcia, previo avviso sonoro, che la scala sta cambiando direzione con velocità lentissima, invitando gli utenti a voltarsi e a porsi in direzione del moto, sempre tenendosi al corrimano.Riguardo la scala come veicolo pubblicitario, si è invece verificato che i messaggi sull’alzata del gradino distraggono l’utente. Viceversa la sua attenzione migliora se il messaggio è scritto sul corrimano: probabilmente vi è una spinta inconscia ad afferrarlo.

FORMAZIONE E INFORMAZIONE PER I TECNICI

Per le scale non “a uso pubblico”, secondo legislazione del Ministero dei Trasporti e monitorate in esclusiva dall’Ufficio Speciale Trasporti a Impianti Fissi (USTIF) non è prevista l’abilitazione del tecnico manutentore né l’obbligo a manutenzione programmata o a visite periodiche. Tenendo conto che scale operanti in centri commerciali frequentatissimi ricadono in questa categoria, auspichiamo che la legislazione nazionale intervenga su questa carenza visto il numero crescente di scale installate e da installare. In tal modo si supererebbe l’auspicio di EN 115-1 all’interno della quale viene suggerita la manutenzione da parte di un tecnico esperto e una registrazione degli interventi di manutenzione. Riguardo all’utenza, più che cartellonistica (che per quanto ben fatta nessuno legge) più utile potrebbe risultare una sensibilizzazione già in età scolare. In Giappone operano come sensibilizzatori in scuole elementari, volontari provenienti da multinazionali del settore che con lezioni e spesso giochi danno importanti messaggi sulla sicurezza d’uso. Si narra di un gioco dell’oca vecchio stile nel quale chi capitava in una casella di cattivo comportamento veniva retrocesso… Riguardo alla formazione di base ricordiamo il meritorio impegno, anche se sporadico, di alcune scuole con corsi di quattro-otto ore e un corso di quattro giorni al Politecnico di Milano (che purtroppo da anni non viene più proposto). Inoltre, in questi ultimi mesi, il Collegio degli ingegneri di Milano ha attivato per i suoi iscritti due corsi informativi di quattro ore ciascuno che sicuramente verranno ripetuti nel 2016.Infine, per chi è proprietario, gestore o manutentore – oltre all’obbligatorio manuale di impianto di manutenzione – si ricorda che esiste la norma UNI EN 13015 incentrata in prevalenza sugli ascensori, ma che contiene utili linee guida sulla manutenzione minimale che una scala mobile deve avere.

Di Bruno Ciborra

GLI INCIDENTI

Secondo il rapporto ELA – European Lift Asssociation, presentato da Ebru Gemici-Loukas (“Industrial statistics of lifts & escalators”, Asansör Istanbul  Conference” Marzo 2015), nel 2013, gli incidenti agli utenti degli ascensori sono stati 835 (dati di 18 su 29 paesi rappresentati in ELA). Di questi: 17 mortali (nessuno in Italia), 144 gravi (11 in Italia) e 674 minori (85 in Italia).Relativamente alle scale mobili (dati di 17 paesi su 29), sempre nello stesso anno, gli incidenti agli utenti sono stati 375: 3 mortali, 24 gravi e 330 minori (il rapporto non ha fornito i dati per paese). La maggior parte di essi (70%) rientra nei rischi descritti dalla norma EN115-2 (Safety of escalators and moving walks – Part 2: Rules for the improvement of safety of existing escalators and moving walks), note anche come SNEE (Safety Norm for Existing Escalators):

  • Gradini/pallet/cinghia scivolosi agli sbarchi 28% –  (1 fatale)
  • Caduta dallo sbarco 19% – (1 fatale)
  • Imprigionamento tra zoccolo e gradini 10%
  • Imprigionamento tra pettine/pallet/cinghia 5%
  • Imprigionamento al corrimano nei punti di accesso 5%
  • Uso improprio della scala per spostare il carrello della spesa 5%
  • Imprigionamento tra gradini o pallet 2%
  • Arrampicarsi sulla balaustra 1% – (1 fatale)
  • Schiacciamento delle dita tra corrimano e balaustra 1%
  • Caduta a causa della distanza di arresto troppo breve 2%
  • Altri 12%.
    Nel 2013, gli incidenti relativi alle scale mobili (dati di 16 paesi su 29 – nessun dato per singolo paese) che hanno invece coinvolto i lavoratori, sono stati 65: 2 mortali, 10 gravi e 53 minori. In questo caso il 36% rientrava nelle casistiche coperte dalle SNEE:
  • Spazio insufficiente nell’area di lavoro 24%  – (1 fatale)
  • Gradini o pallet mancanti 5%
  • Nessuno stop di emergenza nella zona di lavoro 2% – (1 fatale)
  • Shock elettrico per contatto con parti sotto tensione 5%
  • Accesso non sicuro al locale macchine 3%
  • Gestione manuale 17%
  • Metodi di lavoro non sicuri 3%
  • Uso di strumenti non sicuri 2%
  • Altri 32%.

Di Fabio Liberali

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